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Intervista a Agostino Ghiglia - "Un'educazione civica digitale contro le manipolazioni del web"

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Intervista a Agostino Ghiglia - "Un'educazione civica digitale contro le manipolazioni del web"
Intervista a Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(di Massimiliano Cannata, Corriere delle Alpi, 4 gennaio 2024)

 «Oggi nostri ragazzi tra gli otto e i diciannove anni, passano oltre la meta della vita vigile in rete. Un fenomeno antropologico che ha una portata senza precedenti. Da quando ci svegliamo e guardiamo l’ora sul telefonino, creiamo il nostro gemello virtuale, che cresce con noi nel corso della giornata. Nell’Information society la persona è un “dato”, attraverso cui fatta oggetto di aggressione, manipolazione, patrimonializzazione, scambio, violenza». Agostino Ghiglia componente del Collegio dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha dato alle stampe “Educazione civica digitale” (con la collaborazione di Alessandra Genisio e Silvia Sequi, editore Apogeo), un manuale che intende aiutare il lettore a navigare nel mare aperto di Internet.

Come nasce questo originale progetto editoriale?

«L’era digitale non va vista come una semplice evoluzione della rete, è una rivoluzione culturale, una nuova scoperta del fuoco che investe tutto il nostro essere. Bisogna tornare all’ABC, all’abbecedario essenziale, quello che ci ha guidato fin da bambini alla conoscenza e alla lettura del mondo per orientarci. Non conoscere a sufficienza i “nuovi alfabeti”, equivale a non saper controllare la lingua madre. Un fenomeno molto diffuso, che vede l’Italia in una posizione di grave arretratezza».

Cosa si può concretamente fare per alzare il livello di sicurezza nella fruizione degli strumenti del digitale?

«Vorrei limitarmi a qualche esempio. L’Authority solo quest’anno ha limitato l’utilizzazione di tre chatbot, due anni fa fummo costretti a bloccare Tik Tok perché aveva dei meccanismi insufficienti di verifica anagrafica. La maggior parte delle piattaforme sono sprovviste di misure di protezione, sono di fatto dei gate aperti, fuori controllo. Per questa ragione stiamo lavorando di concerto all’Agcom per mettere a punto dei processi di verifica anagrafica. Abbiamo bloccato l’uso di “Replika”, un chatbot sentimentale, che dopo un primo approccio amicale sollecita gli utenti ad andare oltre, chiedendo somme di denaro, senza alcuna garanzia in termini di sicurezza del trattamento dei dati sensibili».

Recentemente il Garante ha lanciato un alert per limitare il webscraping. Di che cosa si tratta e cosa rischiano in concreto gli utenti?

«Si tratta di un’indagine conoscitiva sui siti Internet pubblici e privati messa in atto per verificare l’adozione di idonee misure di sicurezza adeguate ad impedire la raccolta massiva di dati personali a fini dell’addestramento degli algoritmi di intelligenza artificiale da parte di soggetti terzi. Questo rastrellamento indiscriminato di informazioni viene operato a nostra insaputa per conoscere abitudini, gusti, interessi, attività che attengono alla nostra sfera più intima. Il divieto intimato recentemente da Mediaset a Open AI di utilizzare dati reperibili sui propri siti aziendali per “allenare gli algoritmi” è destinato a fare scuola e a inaugurare una tendenza che prenderà certamente piede nel prossimo futuro».

La recente approvazione dell’AI-Act che prospettive apre sul fronte di una politica europea del digitale?

«Risulta molto difficile abbozzare un giudizio. Siamo di fronte a una legge che avrà tempi lunghi di entrata in vigore. Rimangono, per questo, molti dubbi sulla sua efficacia. Lo sviluppo, delle IA generative viaggia a velocità supersonica, aspetto che era stato sottovalutato prima dell’intervento del Garante italiano di limitazione di ChatGPT, del marzo scorso. Cosa succederà in questi anni? I “Gatekeepers” aderiranno volontariamente a tutta una serie di regole e autolimitazioni per tutelare i diritti Fondamentali delle persone o il timore, da troppe parti evocato, che l’Europa rimanga indietro rispetto a Cina e Usa prenderà il sopravvento e condizionerà gli Stati che dovranno scrivere la versione definitiva? L’Europa è arrivata per prima nella regolamentazione dell’IA, un fatto incontrovertibile ma come inciderà questo primato sul mondo globale è ancora tutto da vedere».