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Danno d'immagine e contratti a rischio - Intervista a Guido Scorza

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Danno d'immagine e contratti a rischio
Il membro dell'Autorità sulla privacy: «Le aziende potrebbero far scattare clausole di rescissione. Ma il web dimentica in fretta, anche gli scandali come questo»

Intervista a Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(di Francesco Specchia, Libero, 20 dicembre 2023)

La Rete non perdona, ma dimentica in fretta. Chiara Ferragni e il suo “ravvedimento” con pianto sul Pandoro a favore di telecamera se la caverà grazie alla memoria da criceto dei suoi 29 milioni di followers. Così parlò Guido Scorza avvocato, professore di “diritto delle nuove tecnologie e privacy” e componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali.

Avvocato, esploso il bubbone del pandoro griffato dei Ferragnez, quale sarà il suo impatto in termini di reputation?

«Tutto questo nasce da una disposizione dell’antitrust e - data la reazione dei Ferragnez che sull’impegno sociale hanno costruito la loro comunicazione - l’impatto è senz’altro rilevante, come d’altronde avvenne nel caso di Google/Cambridge Analytica (dati personali di 87 milioni di utenti Facebook raccolti senza consenso usati per scopi politici, ndr), lì la cosa fu addirittura devastante. Certo, dopo un annetto passò tutto in cavalleria…».

Be’, il caso è diverso. Qui l’influencer si gioca la credibilità con le aziende con cui vanta contratti milionari…

«Qui, rispetto a Google c’è il viso della Ferragni, collegato alle sue campagne etiche. Potrebbero scattare, con le aziende, eventuali clausole di rescissione contrattuale per questione d’immagine compromessa. Chi ci rimette è il modello di business, spietato per i followers che credevano, nel comprare quel pandoro griffato a 9 euro, di contribuire proporzionalmente all’acquisto di materiali ospedalieri per bambini. E poi la cosa è peggiorata quando si è scoperto che, dopo le pubbliche scu- Guido Scorza se e la restituzione del milione di euro in beneficenza, per la Ferragni c’era stato un precedente…».

Le uova di Pasqua. Altra beneficenza farlocca scoperta dalla tigna di Selvaggia Lucarelli.

«Esatto. Precedente pressoché identico al Pandoro. E tenga conto che l’Antitrust si è espresso solo nell’ambito consentitogli dalla legge. Però, ripeto: la memoria delle rete ha un doppio piano. Da un lato qualsiasi informazione resta nel web incancellabile al punto da far intervenire enti specializzati nel diritto all’oblio. Dall’altro lato, pure se uno scandalo del genere può rappresentare una cicatrice viva nella carne dei followers, la memoria degli utenti tende comunque a sgranarsi. E bisognare chiedersi se la cicatrice si rimarginerà nel tempo».

E si rimarginerà?

«Sì, si rimarginerà. Oggi Ferragni ha perso solo 16mila followers. Il web è fragile in tutti i sensi, anche nel moto di rabbia verso gli influencer che deludono fingendo di fare una donazione e instillando la convinzione che, nell’acquistare un pandoro superpagato, abbiamo fatto una grande operazione di beneficienza. Ai bambini malati, occhio».

Cosa significa il cambio di strategia mediatica della Ferragni: scuse in camera, occhio piangente, capelli e abiti ciancicati, versamento di 1 milione all’ospedale (praticamente ha solo girato l’assegno ricevuto dalla Balocco)?

«Quel video è una sorta di “pentimento operoso” era l’unica strategia obbligata per uscire dall’impasse. Poi è arrivata la botta delle uova. Di solito, in questi casi, chi è nell’occhio del ciclone si ferma, mantiene il low profile, si mette sotto coperta nell’attesa della nuova occasione».

Sul caso potrebbe arrivare l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Milano. Ci sono precedenti?

«Molti, a cercarli negli archivi delle Authority. Si parla di “ingannevolezza del massaggio promozionale” e “pratiche commerciali scorrette”. La situazione potrebbe peggiorare soltanto con l’accertamento del dolo, su querela di parte. Bisogna dimostrare l’artificio e il raggiro, ci dev’essere chi si sia sentito danneggiato. La fattispecie ricorda quella di certe televendite anni 80. Detto ciò non credo siano in molti quelli che per 9 euro di pandoro ingannevole fanno causa. Vedremo come si muoverà la Procura».

Crede che la Ferragni voglia davvero impugnare la sentenza dell’Authority?

«Non penso».

In America, patria del business selvaggio, un caso simile come sarebbe stato trattato?

«La Federal Trade Commission - il loro Antitrust - avrebbe agito esattamente come la nostra Authority, forse non con la stessa velocità (noi siamo più reattivi). Idem per i paesi Ue dove vige la disciplina dei codici di consumo di matrice europea...».