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I timori di Martin Cooper, l’inventore del telefonino, per gli effetti sui bambini - Intervento di Guido Scorza

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I timori di Martin Cooper, l’inventore del telefonino, per gli effetti sui bambini
Oggi 94enne, resta entusiasta della sua invenzione, che però ha spalancato anche ai più piccoli la porta a una quantità infinita di contenuti e servizi che non sono adatti a loro e dai quali andrebbero tenuti lontano. Per questo bisogna introdurre sistemi di verifica dell’età
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(HuffPost, 2 marzo 2023)

Martin Cooper, universalmente riconosciuto come l’inventore del telefono cellulare oggi ha 94 anni mentre la sua creatura – che frattanto è stata sottoposta a una dieta che ne ha ridotto il peso da diversi chili a pochi grammi e a una serie di interventi di chirurgia plastica che l’hanno resa completamente irriconoscibile trasformandola nei moderni smartphone – ne compie cinquanta tra qualche giorno: il 3 aprile del 1973, infatti è partita proprio da Cooper, lungo una strada di New York, la prima telefonata, da un dispositivo mobile.

Il papà del telefonino è e resta entusiasta della sua invenzione, convinto che il futuro della telefonia mobile ci riserverà più sorprese di quelle che abbiamo visto sin qui. Guardando in avanti Cooper si dice convinto che gli eredi degli smartphone di oggi diventeranno alleati sempre più preziosi nel salvare la vita alle persone e che, probabilmente, sono destinati a essere letteralmente incorporati nelle persone e a essere alimentati dall’energia prodotta dallo stesso corpo umano.

Non è, insomma, un inventore pentito. E, in effetti, non c’è ragione per la quale dovrebbe esserlo: il bilancio dell’impatto della sua creatura sola società è certamente positivo per quanto, inevitabilmente, gli effetti negativi non siano mancati, non manchino e non mancheranno. Uno su tutti è, certamente, rappresentato dalla progressiva erosione del confine tra pubblico e privato figlia proprio della pervasività con la quale i telefonini sono entrati nella nostra vita comprimendo in maniera significativa lo spazio della nostra privacy.

Ma basta immaginare una nostra giornata qualsiasi senza telefonino per rendersi conto che il prezzo che abbiamo pagato è generalmente proporzionato – al netto di alcune derive – ai benefici che ci ha offerto, ci offre e ci offrirà.

E, tuttavia, Cooper una preoccupazione ce l’ha: la sua creatura e i suoi eredi hanno spalancato anche ai più piccoli la porta a una quantità infinita di contenuti e servizi che non sono adatti a loro e dai quali andrebbero tenuti lontano. Naturalmente ha ragione. E questo, invece, non è un prezzo proporzionato ai benefici che i telefonini ci hanno offerto, ci offrono e ci offriranno semplicemente perché il benessere, la serenità, lo sviluppo naturale e sostenibile dei bambini non ha mai avuto, non ha e non può avere nessun prezzo: è un diritto inalienabile dei più piccoli, non negoziabile in nessuna stagione della vita della società che abbia anche solo l’ambizione a essere definita civile.

La preoccupazione di Cooper, quindi, è fondata e non possiamo permetterci il lusso di ignorarla specie davanti alle dimensioni del fenomeno raccontate da una recentissima ricerca di SWG: il 75% dei bambini tra 6 e 9 anni usa regolarmente lo smartphone e questa percentuale sale al 96% per i bambini tra i 10 e i 13 anni. È un rischio che la società non può correre. Ed è lo stesso Cooper a indicare la strada: serve che i bambini, anche attraverso i telefonini, non possano accedere a contenuti e servizi che non sono disegnati per loro e siano confinati, in un’altra Internet – o, comunque, si voglia chiamare l’ecosistema digitale nel quale vivono e vivranno immersi – a loro immagine e somiglianza, adatto alla loro età.

La conclusione, quindi, è una e una soltanto e, purtroppo, ormai se ne parla spesso ma senza passi in avanti proporzionati: serve introdurre sistemi di verifica dell’età – e non di verifica dell’identità – solidi e sicuri sulla porta di tutte le piattaforme e di tutti i servizi digitali in modo da tenere fuori chi non ha l’età giusta per accedervi e usarli.