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Il Safer internet day e le 3 priorità in un'agenda digitale per bambini e adolescenti - Intervento di Guido Scorza

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Il Safer internet day e le 3 priorità in un'agenda digitale per bambini e adolescenti

Il 7 febbraio si celebra in tutto il mondo il Safer internet Day, una giornata mondiale per riflettere su come fare in modo che Internet - e, più in generale, l'ecosistema digitale - diventi a misura di bambino e consenta a questi ultimi di coglierne le straordinarie opportunità limitando, quanto più possibile, i rischi che corrono online. Si tratta di una scommessa che è - o, almeno, dovrebbe essere - al centro dell'agenda politica di qualsiasi Governo, una priorità assoluta.

Purtroppo, in Italia - e, per la verità non solo in Italia - la scommessa non è ancora in cima alla lista di quelle sulle quali Esecutivi e Parlamenti che si sono succeduti nel tempo hanno puntato di più. La speranza, di anno in anno, in occasione del Safer Internet Day, è e resta sempre la stessa: che sia la volta buona, quella nel quale il Governo metta da parte ogni esitazione e tentennamento e metta in agenda, per davvero, la questione bambini nella società digitale. Tra le tante ci sono tre priorità che potrebbero rappresentare, idealmente, la struttura portante di un'agenda per i bambini e gli adolescenti nella dimensione digitale che il nostro Governo, già domani, potrebbe far sua.

Uno.

È arrivato il momento che i gestori delle piattaforme - naturalmente a iniziare dalle più grandi - prima di far salire a bordo un utente ne verifichino in maniera sicura l'età per sincerarsi che sia sufficientemente adulto da utilizzare in sicurezza i servizi digitale offerti attraverso la piattaforma medesima. Chiedere agli utenti di dichiarare la loro età, evidentemente, non basta più.

Troppo facile dire di avere vent'anni anche se se ne hanno solo sedici, o di averne quattordici se se ne hanno solo undici. E una recente ricerca dell'Ofcom britannica racconta che un bambino su tre, online, mente sulla propria età pur di utilizzare piattaforme, servizi e app che non potrebbe usare.

Questo significa che piccole e grandi piattaforme digitali riservate a un pubblico, quasi mai più giovane di tredici anni e talvolta, non più giovane di diciotto sono letteralmente gremite di bambini che non dovrebbero esserci. Gravi, gravissime le conseguenze che possono travolgere i più piccoli quando si ritrovano a usare servizi non disegnati, progettati e sviluppati per loro. Le soluzioni per verificare per davvero l'età - e non l'identità - degli utenti che usano i servizi digitali ormai ci sono e visto che i gestori delle piattaforme continuano a tergiversare rispetto alla loro adozione spontanea, probabilmente, tocca al decisore pubblico ordinare loro di farlo.

Due.

Nella dimensione digitale, sempre più spesso, i bambini pagano in dati personali servizi, contenuti - specie video - e videogiochi, impegnandosi a cedere i loro dati personali al gestore della piattaforma o del servizio, in cambio della possibilità di comunicare, giocare, condividere contenuti. Non se ne accorgono, non ne hanno alcuna consapevolezza ma, nella sostanza, firmano un contratto con il quale barattano un po' di loro stessi con qualche ora di spensieratezza, gioco o informazione. I contratti in questione, secondo la legge italiana, sono, per ora, semplicemente annullabili ovvero destinati a perdere di efficacia solo in caso di contestazione da parte del bambino per il tramite dei suoi genitori, davanti a un giudice. E, ovviamente, nessuno ha mai investito, tempo, soldi e pazienza per ottenere l'annullamento di un simile contratto.

Ma si tratta di contratti che i bambini non hanno la capacità di concludere perché non sono in grado di apprezzare quanto vale ciò a cui rinunciano - una porzione più o meno rilevante della loro identità personale - e quanto vale ciò che acquistano. Anche in questo caso, considerato che i gestori delle grandi piattaforme, non sembrano, per il momento, intenzionati a rinunciare a trattare i dati personali dei più piccoli sulla base di un contratto che non dovrebbero neppure proporre ai più piccoli di firmare, probabilmente, è arrivato il momento che siano Governo e Parlamento a mettere nero su bianco, per legge, che i contratti con i quali bambini e adolescenti barattano dati personali contro servizi digitali sono privi di ogni efficacia e che, quindi, i dati dei più piccoli non possono essere trattati dai gestori delle piattaforme sulla base di questi contratti.

Terzo.

Viviamo in una stagione della vita del mondo nella quale il software e le interfacce contano più delle leggi e nella quale tutti - grandi e bambini - facciamo quello che software e interfacce ci rendono più facile fare. Internet e, più in generale, il digitale sono un universo straordinario nel quale, tuttavia, inevitabilmente ci sono rischi e opportunità, pericoli e meravigliose sorprese. Ma software e interfacce, ancora, si preoccupano troppo poco di rendere semplice per davvero, per un bambino, chiedere aiuto se ne ha bisogno, nel momento nel quale ne ha bisogno. Serve, è urgente, è indispensabile che le grandi piattaforme, le app, i servizi digitali rendano immediatamente accessibile e utilizzabile, per i più piccoli, un pulsante - bello, grande e colorato come quelli con i quali si viene invitati a iniziare a usare un'app o un servizio - con il quale chiedere aiuto.

In Italia abbiamo il numero di emergenza bambini, gestito per conto del Governo, da Telefono Azzurro. Ecco basterebbe che quel numero fosse contattabile dai più piccoli da tutte le principali piattaforme, app e servizi digitali, semplicemente cliccando o tappando su un pulsante e sarebbe sostanzialmente giusto che gli oneri connessi alla gestione di questo servizio gravassero su chi, grazie a quelle piattaforme fa, del tutto legittimamente fino a prova contraria, business. Anche in questo caso, stante l'inattività dei grandi del digitale sin qui, probabilmente, è arrivato il momento che l'Esecutivo intervenga a rendere obbligatorio il pulsante "salva bambini". Tra tanti decreti legge basati su urgenze e emergenze spesso opinabili, forse sarebbe il caso che il Consiglio dei Ministri ne adottasse uno tutto dedicato ai più piccoli nella dimensione digitale e sarebbe bello se domani la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ce lo promettesse. Si può fare tanto, dalla parte dei bambini, davvero con poco e la distanza tra farlo e non farlo è solo un po' di buona volontà.